L’alluvione di Trombacco
- C’era uno al bare di nòme Germano che sempre era vissuto ne’ nostri pòsti ancho se un popo’ di mondo l’avea visto faciendo ir camionista. - E quel giorno lì invió a racconta’ di vella vorta che a Trombacco vense l’alluvione ner novantaséi. - “Allora io ero sulla Cisa cor camion telonato, venivo in giù e volevo mangia’ un arancio, ma ‘un feci a tempo... - ‘Un feci a tempo perché mi cascó di mano, tantimai era ir vento, che po’ dopo mi girò pari pari cor camion e m’andó ancho di lusso... - E allòra, vedevo nero il cielo peraqqua’, succhè chiamai il mi’ amico di Gallicano... ma lu’ disse c’era il sole... oh, l’avesse mai detto: tempo du’ore principió a piove’, ma forte, tanto, grosso e sensza ismette un menuto. - E lì, sai, è un canalone, ti poi immagina’... menomale c’era la diga di Trombacco vòta e la raccolse; lì si fermó, sennò Gallicano ‘un la raccontava mi’a... ma neancho Fornaci! - C’erino tredici chilometri di nuvole a butta’ giù acqua - E di là, dalla parte di Cardoso a Stazzema, spazzo’ via ‘n paese e ci furono anche de’ morti, poveracci. - Gente che ‘un ha fatto in tempo a sortì o che erino ne’ garagi e nelle cantine... - Eeeeeh, l’acqua pol’esse péggio der fo’o, ‘un si pole calcolare, va rispettata e soprattutto van tenuti puliti i Monti, i rii e cavate sempre le fosse.” - [caption id="attachment_1267" align="alignnone" width="220"] La chiesa di San Jacopo in Gallicano[/caption]
01 settembre, 2018
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