Lo disse anche Dante… dei nostri monti infernali

Lo disse anche Dante… dei nostri monti infernali

Non fece al corso suo sí grosso velo

di verno la Danoia in Osterlicchi,

né Tanai là sotto’l freddo cielo,

com’era quivi; che se Tambernicchi

vi fosse su caduto, o Pietrapana,

Non avria pur da l’orlo fatto cricchi.

(25-30, Inferno XXXII )

“In vesto canto si parla de’ traditori, che se’ondo ir Divino Poeta enno la peggiore delle specie de’ peccatori di tutto l’inferno. L’inferno ‘un è artro che un baratro nella tera dove in fondo c’è inficcato Lucifero.
E in vesto posto c’è un lago ghiacciato chiamato “Cocito” induv’enno imprigionati i peccatori bloccati ner lastrone ; ir contrappasso sarébbe che,  com’enno stati gelidi ner cuore a esse’ traditori, òra devano ista’ ner ghiaccio senśa movisi senśa aiutassi fra di lòro e soprattutto lontani dal foo e dal calore della carità.
E il coltron di ghiaccio è più ispesso che di vello che fa la Danoia in Osterlicchi, che po’ sarébbe ir Danubio in Austria ( induve ci fece la grande guera mi pa’ ) e ir Tanai, che sarébbe ir Don.

“E Lucca?” direte voialtri mammalucchi.

Di Lucca menśiona du’ monti, ir Tamberlicchi che doverébbe esse’ ir Monte Tambura e ir Pietrapana che sarébbe la Pania della Croce; dice che se questi du’Monti fussero cascati sur ghiaccio del lago infernale prati’amente ‘un avrebbin fatto neancho scricchiola’ l’orlo, la superficie.

La Pania della Croce

Il Monte Tambura

L’Abisso Roversi

 

Ir monte Pietrapana, óggi Pania della Croce, veniva ‘hiamato monte delli apuani, un popolo anti’o che per guasi mill’anni han vissuto vassù.
La Pania è la Regina dell’Apuane, i garfagnini la chiamino “ir naso dell’omo morto”.
Che po’ della Pania n’han parlo tutti i méglio letterati, D’annunzio, Ariosto, Pascoli e ir Boccaccio.
Ir Monte Tamberlicchi, vien da Stamberlicchi come chiamavino ir Monte Tambura che sarébbe sull’Apuane tra Lucca e Massa induve c’è ancho ir passo della Focolaccia.
C’è ancho ir bivacco di Aronte, che sarébbe un indovino etrusco che però ir su’ nome somillia a quello di Caronte, ir traghettatore dell’Inferno.
Ancho di Aronte, vello etrusco, Dante ne parla nella su’opera, logi’amemte.
E po’ sapete che c’è ancho?
Ir fiume Frigido che vor dì freddo, come il lago diaccio de’ Cocito,  e po’ c’è Forno, che fa’ pensà ar cardo dell’Inferno…e soprattutto…

L’Abisso Roversi, ir dislivello più profondo d’Italia che en guasi 1400 metri, un insiem di gallerie scavatte ner monte dal fenomeno carsico!

io lai! sembrino i gironi dell’ inferno!
E Lucca colle su chiese che sarébbe la città Santa in cima ar baratro?

Che ir mi’ Dante si sia ispirato a vesti nostri  pòsti per pensa’ ar su Inferno fatto a abisso sottotera e alla su’ Commedia???”

il Lustro
dario.barsotti@hotmail.it
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