13 Set Il ”Riuso” dell’Anfiteatro
New entry nel progetto Justinlucca!
Il giovanissimo, ma non per questo meno preparato o appassionato, Vittorio Pellegrineschi Barsanti.
Qui un primo articolo, chiamare post una relazione così curata e documentata è riduttivo.
Lustro
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L’ANFITEATRO ROMANO DI LUCCA:
FASI DEL CAMBIAMENTO E DEL RIUSO DURANTE
IL MEDIOEVO
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Il centro storico di Lucca è, indubbiamente, uno degli esempi meglio conservati di città medievale.
Oltre alle mura difensive perfettamente integre, divenute uno dei simboli della città con i suoi “giardini pensili”, il centro abitato affascina anche per la quantità( e qualità) di testimonianze storico-archeologiche giunte sino a noi.
Tra le tante, non si possono non citare i resti dell’Anfiteatro Romano, divenuto oggi Piazza dell’Anfiteatro, costruito nel II secolo d.C. ed originariamente esterno alla città.
L’interesse verso questo monumento si accentua nel corso della prima metà dell’Ottocento, a seguito degli studi di Michele Ridolfi. Secondo le affermazioni della Isa Belli Barsali, “Scavi eseguiti nel 1819, […], portarono alla scoperta del piano dell’arena e del pavimento dell’ingresso maggiore”.
Si supponeva, addirittura, che molte delle colonne della Basilica di San Frediano fossero originarie del Monumento romano, tesi, questa, smentita in seguito. Sarebbero molte le domande da porsi, in questi casi:
Cosa è successo all’Anfiteatro di epoca romana?
Quando hanno cominciato ad utilizzare l’antico monumento come residenza, e quali i procedimenti che hanno portato al suo effettivo riutilizzo come complesso abitativo?
Il tema è estremamente complesso, e sarebbe impensabile credere di poterlo trattare esaustivamente in questa relazione. Pertanto, mi limiterò ad indagare quando, e come, l’Anfiteatro romano di Lucca cominciò ad essere utilizzato come “struttura abitativa” da parte dei cittadini.
Per poter rispondere a queste domande, mi affiderò a fonti di tipo storico-artistico e archeologico, utilizzandole per poter risalire a delle date attendibili.
È importante, innanzitutto, partire da una considerazione di fondo: il fenomeno che interessò il monumento in questione fu una sorta di “cambio di destinazione d’uso”, vale a dire un cambiamento negli usi effettivi di quella determinata struttura.
E tuttavia, è sufficiente etichettare ciò che accadde solo ed unicamente come una modifica, una “trasformazione” delle sue funzioni?
Assolutamente no.
Di cosa si tratta, allora? Il fenomeno che maggiormente interessa l’area dell’Anfiteatro è quello del RIUSO e, in alcuni punti, della spoliazione(per quanto riguarda, ad esempio, le colonne del monumento).
Andrea Augenti, a tal proposito, afferma che “[…] in piena epoca del riuso, […] esiste anche un’altra possibilità: sfruttare i resti dei monumenti antichi come abitazione”.
Parlando delle varie opzioni costruttive(ed abitative), l’Augenti si sofferma anche sul riuso, descrivendolo come una delle caratteristiche principali dell’epoca alto-medievale, portando come esempi sia il Teatro di Verona che il Colosseo.
È chiaro, quindi, che anche il caso dell’Anfiteatro di Lucca rientri in questa tipologia di interventi. Ma quando si è cominciato, effettivamente, a costruire nell’Anfiteatro?
Giulio Ciampoltrini, archeologo della Soprintendenza Archeologica della Toscana e grande studioso della città di Lucca, scrive che “Fra Due- e Trecento doveva essere già concluso il processo di rioccupazione e di riadattamento delle ‘grotte’ dell’anfiteatro”.
E stando ad un Atto notarile del 1397, le cose sembravano essere veramente così. Chiamato all’epoca “Parlascio”, com’era consono al vernacolo lucchese, l’Anfiteatro era già un nucleo abitativo formato da domus solariate(abitazioni a due piani) al di sopra delle cosiddette “grotte”, le zone scavate in cerca di materiali da poter riutilizzare.
Ciampoltrini porta quindi alla nostra attenzione un altro documento, del 22 Luglio 1308, che ci informa di un fatto quanto meno eccezionale: l’Anfiteatro avrebbe ospitato un carcere in una delle sue grotte.
Del “Carcere del Sasso”, com’era chiamato, si hanno notizie fino al 1539, quando fu trasferito vicino l’attuale Palazzo Ducale.
È chiaro, quindi, quanto radicato e profondo fosse il riutilizzo delle antiche strutture nelle nuove realtà medievali, e questo non solo nelle grandi città.
Interessato da un’intensa attività edilizia, l’antico monumento esprime un vero e proprio cambiamento culturale: l’intera area non era più vista come una cava cittadina a cielo aperto, ma come uno spazio entro il quale muoversi per creare soluzioni abitative.
Il periodo suggeritoci da Ciampoltrini, a cavallo tra XIII°-XIV° secolo, sarebbe dunque il periodo in cui terminano i lavori di occupazione ed edificazione dell’Anfiteatro. E l’inizio?
Sempre Ciampoltrini asserisce che “Del 1272 è un atto che concerne un appezzamento […]: un orto con fichi, susini, viti si distende nell’area all’interno dell’anello delle ‘grotte’, sul quale si è costruita una casa ad un solo piano”.
A quanto sembra, si trovano tracce sicure di sfruttamento fin dalla seconda metà del XIII° secolo, periodo a cui risale l’atto in questione.
Tuttavia, come già detto, la pratica del riuso, del riutilizzo delle strutture di epoca romana sono uno dei tratti caratteristici dell’Alto Medioevo.
È sempre Andrea Augenti, nel suo saggio Archeologia della città medievale, a porre l’accento sulla tematica: “Più spesso gli atti notarili, […], ci mostrano la tendenza diffusa ad usare come abitazioni gli edifici per spettacoli: teatri ed anfiteatri si prestavano perfettamente allo scopo, con i loro fornici ai quali bastava aggiungere due muri per delimitarli e trasformarli così in unità abitative”. Un’altra conferma, quindi, del possibile reimpiego dell’Anfiteatro in età alto-medievale.
Finora abbiamo indagato, prevalentemente, quando il monumento divenne un centro abitato.
Per quanto riguarda il come, abbiamo osservato in che modo, nel medesimo spazio, fosse possibile trovare una grande varietà negli utilizzi della struttura originaria, ovviamente riadattandola.
C’è, tuttavia, una realtà che non abbiamo preso in considerazione e che non potremmo(il condizionale è d’obbligo) tralasciare: il rapporto tra la struttura dell’Anfiteatro romano e il Borgo San Frediano.
Un legame che andò delineandosi nel corso del tempo. Secondo la Belli Barsali, fu proprio nel periodo alto-medievale che questo rapporto cominciò. Rapporto reso possibile dai collegamenti tra le due realtà; militare-laica la prima, religiosa la seconda.
Non ci è possibile stimare quali fossero,i legami tra il nucleo abitativo dell’Anfiteatro e la basilica di S. Vincenzo( divenuta S. Frediano dopo la morte del Santo vescovo irlandese). Un peccato, visto che una sua miglior definizione ci avrebbe permesso di collocare la realtà del monumento antico all’interno di un periodo di grandi e profondi cambiamenti culturali, qual era l’Alto Medioevo.
In conclusione, si può parlare dell’Anfiteatro come di una delle strutture maggiormente interessate dal fenomeno del riuso.
Le informazioni circa la data d’inizio della sua “occupazione”, come detto in precedenza, rimangono abbastanza ipotetiche.
È però sicuramente dimostrato che questo fenomeno di riutilizzo di una struttura antica abbia conosciuto, a Lucca, il suo culmine e la sua conclusione a cavallo tra il XIII° e il XIV° secolo.
Un processo di cambiamento che impegna la zona per parecchi secoli, una vera e propria “trasformazione di significato e contenuto”, che implica, ovviamente, anche una svolta di tipo estetico: in altre parole, il processo di spoliazione che ha privato l’Anfiteatro della maggior parte delle sue colonne e dei suoi rivestimenti marmorei.
Non solo, l’attuale piazza interna avrebbe ospitato addirittura degli orti e dei giardini con alberi da frutto.
L’Anfiteatro rappresenta, quindi, una delle testimonianze migliori dei profondi cambiamenti che hanno sconvolto, oserei dire, le città nel corso del medioevo.
Un vero e proprio palinsesto di modifiche strutturali ed architettoniche che sono perdurate fino all’intervento del Nottolini, nel 1830, rendendo l’antica struttura una delle piazze più caratteristiche della città; ancora oggi abitata e grande attrazione turistica.
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a cura di Vittorio Pellegrineschi Barsanti
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Bibliografia:
AUGENTI A., 2014, Archeologia della città medievale, Archeologia Medievale, numero speciale, pp. 173-182;
AUGENTI A., 2016, Archeologia dell’Italia medievale, Bari;
BELLI BARSALI I., 1970. Guida di Lucca, Lucca;
CIAMPOLTRINI G., 2016, L’Anfiteatro romano di Lucca – Cronache di ordinaria tutela, Bientina;
a cura e di: Vittorio Pellegrineschi Barsanti
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