25 Mar Condannati ai “tratti di corda”
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Durante la costruzione delle mura cinquecentesche, oltre ai problemi, non solo economici, derivanti dalla progettazione e costruzione di un’opera imponente, in tutti i cantieri il Governo di Lucca dovette affrontare una diffusa illegalità.
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Malgrado i costanti e numerosi controlli, venivano spesso disattesi ordini e leggi: fornitori che corrompevano funzionari per accaparrarsi gli appalti, capi cantieri che facevano la “cresta” sui conteggi dei materiali, sorveglianti che pretendevano il pizzo dagli operai, continui furti di pietre e legname.
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Le pene previste, in funzione del reato, potevano andare da una pesante multa fino al carcere diretto ma anche all’esilio o all’interdizione perpetua da qualsiasi lavoro alla nostra muraglia.
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Sicuramente, la punizione più temuta, era la condanna ad uno o più “tratti di corda”. La struttura, spesso montata in bella vista ai bordi del cantiere come “dissuasore”, era composta da una puleggia dalla quale scendeva una corda che veniva legata ai polsi del malcapitato che doveva tenere le braccia dietro la schiena come ben visibile nell’immagine.
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Il corpo veniva sollevato tanto più in alto quanto grave era la sua colpa e poi, improvvisamente, veniva lasciato cadere senza però arrivare in terra! Lo strazio provocato alle articolazioni doveva essere terribile…
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di Enzo Puccinelli
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