26 Feb Al soldo di Lucca
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La città stato di Lucca, nel medioevo, non aveva una estensione tale da potersi permettere un esercito forte e numeroso.
Le milizie locali, pur efficienti, erano dimensionate per poco più di una normale gestione della sicurezza e non sarebbero mai state in grado di offendere o difendere, con successo, se messe contro forze “importanti”.
Quando disporre di un vero esercito diveniva indispensabile, si ricorreva alla pratica dell’affitto o, meglio ancora, del noleggio a lungo termine rivolgendosi ai “Capitani di ventura”.
Ma chi erano costoro?
Generalmente non primogeniti di nobili famiglie, grandi esperti nell’arte militare e che cercavano una fonte di reddito organizzando e gestendo compagnie mercenarie di cavalieri, accompagnati da una fanteria di arcieri e balestrieri.
Questi eserciti, più o meno numerosi, erano sempre pronti a combattere a fianco del miglior offerente, bastava pagare!
Fortunatamente a Lucca non mancavano né soldi né le giuste “amicizie” e quindi, all’occorrenza, ci siamo potuti permettere di pagare i migliori capitani di ventura, oppure averli “disponibili” come Niccolò Piccinino, inviato dall’amica Genova, che fu decisivo nella “Gran botta” data a Firenze nel 1430.
Considerato che il pagamento del soldo (da cui il termine “soldato”) non era a forfait ma a giornata, è facile comprendere sia il perché gli assedi durassero tanto tempo sia perché eserciti contrapposti, spesso si “studiassero” molti, se non troppi giorni prima della battaglia.
La storia, inoltre, racconta che gli opposti “capitani”, sovente, stringevano accordi per minimizzare i rischi e salvaguardare la vita di ogni mercenario e quindi, in battaglia, si preferiva non uccidere ma fare prigionieri per ottenere il pagamento di un riscatto.
Un’ultima curiosità: probabilmente nasce dal tipo di pagamento giornaliero il detto “finché dura fa ventura”, cioè “…magari continuasse così!”
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di Enzo Puccinelli
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