22 Giu Nessuno e i cognomi de’ lucchesi
C’era uno al bare che lo chiamavino “Nessuno” perché diceva sempre che lu’ ‘un era nessuno e con quella iscusa diceva un mucchio di cazzate: “ Io ‘un son nessuno per dillo però…” intanto lo diceva; e diceva le su’ idee ‘uriose perché, ci mancherébbe, lu’ ’’un era Nessuno, ‘un era professore, ‘un aveva neancho studiato, però secondo lu’…
Ma era una persona bona come ‘r pane d’Artopascio, pacifica come i defunti che riposino stesi nel camposanto e ner camposanto c’indava a légge i su’libbri antichi che parlavino della su’ splendente Lucca di ve tempi.
E lu’, che ripeto un’era Nessuno, indava a di’ che a Lucca s’era tutti meszi santi.
E ar bare i filibustieri lo pigliavin per il culo e ni facevino i dispetti, ma lu’, ch’era pacifi’o, ‘un se la prendeva, al limito, se ni facevino grosse, ni poteva dì:”Figlio d’un préte….!!!”
Aveva tutte le su teorie istrane
Perché diceva ch’i lucchesi
Erino figlioli devòti de’ Santi perché prima der Vorto Santo i Santi più pregati erino Paolino e Michele.
E i cognomi delle genti volevino dì tutto e che lu’, che ‘un era Nessuno, si ‘hiamava Petreschi, su pa’ era garfagnino e aveva preso moglie a Tofori. E Petreschi voleva dí Petro, San Pietro vello di Cristo, e “eschi” che ni somilliva.
Secondo di lu’ i cognomi avevin un senso e una gerarchia, dopo i Pedreschi venivano i Petrii, poi Petrj e doppo anchora Petri che erano di Famiglia e dinastia der Santo, poi i Petrinii che erino i devoti e quelli che stavino nella su contrada, poi i Petronii di Petronio che erino i simpatizzanti e poi i Petrotti, i Pedrocchii, Pedracci, Petracci che erino quelli di paese.
In vel modo lì ci spiegava tutti i cognòmi; noi del bare eravamo Paoluzzi, Fredianelli, Michielotti, Lucchini, Giovannoni, Matteoli e così via.
Po’ c’erino i cognomi illustri già nella pronunzia: Raggianti, Lucenti, Magnifici, Ori non parliamo di velli nobili che la su’istoria di casato era ne libbri che chie era stato Gonfalone, chie vescobo, chie potestà.
C’erino quelli che venivino da un paese, Da Tofori, Dalle Mura, Da San Martino e quelli che erino titolari del paese: Pietrasanta, Massa, Garfagnini e così via discorendo.
Po’ quelli collegati alla religion, se ti chiamavi “Chiesa” eri parente con Gesù, così diceva lu’, oppure cavaliere der Medievo.
C’erino quelli dell’artigiani che erano Fabbri, Muratori, Calzolari e infine quelli del popolo che si chiamavino Di Gianna, Di Nirdo, Di Mattéo che forse derivavino da su’ pa’ o dalla corte rurale d’in duv’erino nasciuti.
I libri dell’anagrafe, prima che in Comune a Capannori, che po’ il comune di Capannori era drento Lucca all’inissio, li teniva ‘r préte e te potivi vede’ il tu arbero genialogicho.
Che dicevo? Ah, ora avevo perso il filo… insomma Nessuno indava sempre ar camposanto, diceva ci stava bene, che si rilassava, ché oramai conosceva parecchi e ni garbava.
Ero omo rispettoso per e defunti e per e vivi, e se veniva varche vedova justo “Bongiorno e Bonasera” e s’allontanava per ‘un’isciupa’ l’intimità del lutto.
Secondo i su’ studdii, ma en roba da ignoranti, ancho le tombe avevino una gerarchia: I signori avevino la cappella col giardino, poi le cappelle più piccine, po’ le tombe via via più basse… e così anche le bare nella chiesina potevano esse’ più o meno pressiose.
“Ogniuno ha la su’ croge
Chi di faggio e chi di noge”
Dicevino dalle su parti, ma po’ il trapasso appiana tutto e non conta se sei ricco o povero dinanzi al Signore, ansi.
Lo diceva ancho Toto ne “La livella”, che lu’ era un gran Signore e ancho Principe ( il cognome finiva per esse )
Che si doventa tutti ugguali quando po’ si more.
Oh! Questi en discorsi da bare, non han fondamento, ‘un è come òra che c’è internett e il compiute che ci trovi tutto e ancho troppo, per e mi gusti.
L’ha ditti uno che era Nessuno.
No Comments