Il Maestro Massimo Micheli

Il Maestro Massimo Micheli

Un ricordo del celebre maestro d’arte viareggino Massimo Micheli di un allievo, amico e collega: il direttore dell’Accademia d’Arte di Pisa, lucchese di nascita e artista poliedrico molto apprezzato, Bruno Pollacci.

Lustro

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“Ricordando un grande maestro: Massimo Micheli”

di Bruno Pollacci

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A volte nella vita s’incontrano persone che poi si rivelano come fondamentali per il nostro percorso esistenziale, su vari piani, da quello formativo, lavorativo, a quello umano, interiore, ed uno di questi, per me, è sicuramente stato il pittore Massimo Micheli, che fù il mio più importante Maestro di Pittura, durante gli anni del Liceo Artistico di Lucca ed al quale fui legato con infinita stima e grande riconoscenza per quanto mi insegnò, sia sul piano teorico che pratico, trasmettendomi anche preziose indicazioni sull’osservazione di ciò che ci circonda, superando la superficialità dell’apparenza ed affrontando la realtà attraverso il filtro della sensibilità.

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Nato a Viareggio nel 1936, si formò all’Istituto d’Arte di Lucca ed all’Accademia di Belle Arti di Firenze per poi insegnare al Liceo Artistico di Lucca fin dalla nascita stessa del Liceo e si dedicò in modo particolare alle tecniche della tempera e dell’affresco.

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Sue opere sono presenti in numerose chiese e collezioni pubbliche e private in Italia ed all’estero e fu membro dell’Accademia Tiberina e Legion d’Oro di Roma.

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Era, quello che oggi definiremmo un “personaggione”, per il suo atteggiamento da “Maestro”, da artista ispirato e apparentemente sempre assorto nella sua dimensione interiore, spirituale ed artistica.

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Tra la fine degli anni ’60 e la prima metà degli anni ’70, quando ci affascinava con le sue indicazioni d’osservazione al Liceo Artistico di Lucca (al tempo ancora suddiviso in molte sedi distaccate sparse per la Città), c’invitava a socchiudere gli occhi per osservare ciò che ci circondava togliendo il “sovrappiù”, superando i dettagli descrittivi, per andare all’”anima” delle cose, al loro “succo profondo” e stimolava la nostra attenzione verso la “luce cicciona” che avvolgeva gli oggetti, le cose e le persone, come a ricordarci che spesso le linee dei contorni possono espandersi e rarefarsi grazie alla luce che dissolve, dilata, “libera” le forme.

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Con i suoi lunghi maxicappotti, il suo passaggio era svolazzante ed al contempo austero, ma non disdegnava di elargire una carezza ed uno sguardo morbido e sorridente, ricordandoci l’amore per tutto ciò che ci circondava.

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Intriso di profonda fede cristiana, curò molti affreschi e tavole di soggetto sacro, che ancora oggi adornano chiese del Territorio ed oltre, ma seppe sicuramente interpretare con il suo personale linguaggio poetico anche figure umane, ritratti e nature morte, che attraverso le sue pennellate in sovrapposizione di velature all’acqua, con le tempere e gli antichi colori in polvere trattati con colle ed uova, elevava a pura poesia, raffinata musica del bello.

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La mia scelta di vita, legata imprescindibilmente all’Arte, era già in me prima di conoscerlo, ma la sua importante presenza nel mio periodo formativo si è rivelata poi determinante in ogni momento dei 50 anni della mia carriera, che nacque proprio grazie ad un suo incoraggiante invito alla partecipazione ad un concorso di pittura estemporanea, quando avevo 14 anni, facendomi sentire la sua fiducia, la sua stima ed il suo appoggio.

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Si, fu il mio più grande Maestro, ma un Maestro non lo si deve “copiare”, non si deve imitarne lo stile, mitizzandone il linguaggio, perchè ogni allievo è un meraviglioso individuo con una propria identità, una propria storia esistenziale, un proprio personale percorso, però lo si può custodire e mantenere presente in noi per gli insegnamenti che ci hanno aperto la mente ed il cuore con nuove visioni ed in questo caso per gli insegnamenti d’amore e di rispetto verso l’Arte e la Vita, affermando il prezioso concetto che il bello che è intorno a noi si manifesta in relazione a quello che riusciamo a scoprire, manifestare e liberare, prima di tutto in noi.

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Massimo Micheli morì a Viareggio il 28 Settembre 2015 ma resta ben ancorato nella memoria e nel cuore di tutti coloro, come me, che da lui trassero preziosi insegnamenti.

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Questa mia opera realizzata a sanguigna è in suo omaggio e memoria.

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di Bruno Pollacci

Direttore dell’Accademia d’Arte di Pisa

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Un ritratto di Massimo Micheli, opera a sanguigna di Bruno Pollacci

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il Lustro
dario.barsotti@hotmail.it
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