23 Set Volà ‘n cielo e volà ‘n tèra
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Ecco, “ Vola’” si deve
per intende’ l’òmo
un popo’ ‘r mondo,
e vesta vita brève.
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Di Fa come l’uccelli
che c’han la su’visione
e forèsti, no ‘n prigione,
lustri stanno e firugelli…
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Ecco, “volà” son volo!
Ruciolato pall’all’aria!
drento ‘na vernacchiaia,
ner canalone e solo,
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aveo ‘n corbello sano,
di castagne e varche fungo,
e, dando balta, steso-lungo,
‘un ho più nulla ‘n mano.
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Òra c’hó l’occhi ar cèlo
Ar giallo, i’ rosso foo e maron:
Le sélve, caro Dante,
‘un n’avrebbiin nero!
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Siamo noiartri pellegrini
a volé ( o volà ) sta’ male!
Si campa neanco ‘n cane
agganghiti ‘ome laini .
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Òra ch’hó ‘r cuore a tèra
-alla felce, a ‘riccio, alla tórba
all’istecco, boraccina e foglia-
e ‘ntendo vesta vita “vera”.
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Addormito com’un ghiro
e guas’in letargo
mi rilevo forś’a marśo
doppo ‘r mi’ sonnellino.
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de Il Lustro
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Versione 🇮🇹
Volare nel cielo e ruzzolare in terra
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Dovremmo poter volare
per comprendere l’Uomo
l’esistenza terrena
e la brevità della vita (1)
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Dovremmo imitar gli uccelli
e la visione che hanno col volo
nel loro vivere selvatico, libero
spensierato e canterino.
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Ecco, io sono “volato”!
Caduto a piedi in su!
Sono in una gola
in mezzo ad un bosco
di vecchi castagni
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e della gerla colma
di castagne e di qualche fungo
rovesciandomi e cadendo steso
ho perso il mio raccolto.
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Ora guardo in alto
il giallo, il rosso fuoco ed il marrone
( delle foglie d’autunno, e penso: )
“Caro Dante Alighieri,
le selve di per sè non sarebbero oscure!
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Siamo noi umani
( di passaggio su questa Terra )
a decidere del nostro destino
soffrendo e vivendo preoccupati
peggio di un cane.
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Ora, con il cuore a contatto col suolo
-con le felci, i cardi, il terriccio
i rametti, il muschio e le foglie-
riesco a percepire veramente
il senso di questa esistenza terrena.
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Addormentandomi come fa un ghiro
nel suo momentaneo letargo
mi desterò probabilmente in marzo
dopo il mio lieve sonno.
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