28 Gen Avella ‘uta e il campo di Marte
“Finché la bocca mangia
E ‘r culo rende
Si va in tasca alle medicine
E a chi le vènde”
( Detto popolare lucchese )
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Avélla uta!
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Una forma al passato che in realtà indica uno stato presente di malessere mentale, fisico o congiunturale.
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A Lucca si sta tutti benino, è ‘na cittadina sicura perché c’è “poga delinguenśa” , a “quatrini” anche, perché non mancano, poi abbiamo una bella campagna e tante collinette dove far delle passeggiate e respirare un “popo’ d’aria bòna”.
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Però può succedere di ammalarsi o non star tanto bene…
( Facciam le corna che ‘un succeda mai!!! )
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Nei tempi in cui gli abitanti del centro difficilmente uscivano dalla cerchia muraria per svolgere le proprie attività, i ragazzi che soffrivano di tosse cattiva venivano portati sul baluardo di San Paolino, luogo più occidentale delle Mura urbane, dove poteva arrivare un po’ d’aria di mare che, si sa, fa sempre bene…
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Poco distante, in zona San Paolino, ebbe sede dal XIII, il primo Ospedale, un’evoluzione delle tante strutture di assistenza presenti nel territorio lucchese e normalmente gestite dalla Chiesa rivolte non solo agli ammalati e infermi ma anche ai poveri ed agli anziani.
La stessa Matilde di Canossa, donna molto sensibile al tema della salute, promosse molte di questi centri inventando una vera e propria forma di mutua assistenza ( vedi il post ), legandola all’attività curativa termale ed offrendo ai poveri un pasto e un soggiorno gratuito negli stabilimenti di Bagni di Lucca.
Nel XIX secolo arrivò poi il Nosocomio di via Galli Tassi ( ora Tribunale ) che fu poi trasferito nella sede di San Marco ( zona Stadio ), Campo di Marte, nel 1935.
Attualmente la sede dell’Ospedale è in località San Filippo ma l’ospedale si continua a chiamare “San Luca” come quello antico.
È anche un modo di dire lucchese “andare in Campo di Marte” per indicare il recarsi all’ospedale.
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Dell’USLe, ora ASL, sono presenti poi vari punti operativi di cui citiamo quella conosciuta come “Poveri Vecchi” una struttura che ospita anziani “non-agiati” chiamati anche “da Ricovero”
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I lucchesi poi, specialmente i più vecchietti, sono “lamentoni” e con i “mali di troppa gioventù” diventano un po’ fatalisti…
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“Se non passi da Vecchiano
Passi da Moriano”
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… ma continuano a pensare ai propri affari…
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“La salute sensa soldi
è una mesza malattia”
(Modo di dire)
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Domandando loro:
“Come va?”
Potrebbero rispondere:
“Mah…anco un calcio
Tira in là”
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Riporto a titolo di cronaca alcuni termini
e modi di dire vernacolari lucchesi
legati alla salute in genere.
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Cionco=cioncato, azzoppato ma anche troncolato
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Gronchio=indisposto, moscio
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Allocchito=rimboscarito, stordito
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Meszemeszo=a metà tra la salute e la malattia
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Tantoperlaquale=non proprio a posto con la salute
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Bainchio( bainco)=pallido, moscio, malaticcio
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Acciocchito=troncolato nelle ossa
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Ciottoro=coccio, cioè a pezzi come i cocci
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Mojo (mogio)=moscio, triste
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Agganghito=ansioso, problematico
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Abbracchito=l’esser bracco cioè stanco
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Són der gatto=essere spacciato
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Siamo alla bua der gatto=essere vicino alla propria sepoltura
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Siam in discesa=aver passato gli anni della gioventù e avvicinarsi alla fine della vita
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Covare=incubare qualche malattia
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Rimbossolito=rincattucciato
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Esse’ un cencio o straccio=avere la poca consistenza e vigore di uno straccio ( Lucca era la città della seta)
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‘un esse ne’ ssu cenci=non sentirsi bene come solitamente
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Rintronato=suonato, stordito
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Avenne per tre caate=avere a disposizione poco tempo per vivere
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Avè chiappo un pallin in un ale=esser stati colpiti da un malanno cosiccome i pallini dei cacciatori compiscono le prese piumate
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Avello ‘n culo come sonà a predi’a=essere spacciato
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È cotto i’ riso=i giochi sono fatti
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stare come un bicchierino sciacquato= rispettare una dieta ferrea o essere in condizioni precarie
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aréggè l’anima co’denti=stare aggrappati agli ultimi istanti di vita
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de Il Lustro e Giuseppe Pardi
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Avete altri modi di dire, storie o aneddoti SOLO lucchesi collegati alla salute???
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