05 Set La Scelta della Zoria
Noi vogliamo la Zoria Sindaco!
Noi vogliamo la Zoria Vescovo!
Comandante della Capitaneria!
Presidente della Repubblica!!!
(Testo di una canzone del Carnevale di Viareggio)
–
–
La Renata Zorria o Zoria di Viareggio, personaggio molto conosciuto vissuto in Viareggio fino a pochi anni dopo il duemila era un’artista eclettica e stravagante dedita a comporre poesie e produrre disegni. Stazionava dalla zona Piazza Shelley a piazza delle Muse, ultimamente nella via Mazzini o nel cortile dietro la farmacia.
–
Donnona di carattere rude e scontroso, in particolare improperava verso chi la osservasse con superiorità o pietà o verso le donne soprattutto se signorotte tutte truccate e agghindate che lei apostrofava come “signore dal facile costume”.
–
In realtà la memoria che ha lasciato con i suoi scritti e ritratti, gatti, fiori e pagliacci (in bozzetto a pennarello o matita soprattutto ), richiama piuttosto un animo sensibile e romantico benché travagliato e reso spigoloso dalle vicissitudini amare della vita.
–
Donna molto intelligente e colta adorava i ragazzi ed i giovani, che spesso scendevano dal liceo classico per usufruire delle sue traduzioni in greco e latino.
–
Capitava chiedesse o ordinasse che le prendessero una brioche o del tonno in scatola e per i passanti era difficile negarglielo più per la sua autorità e il timore che incuteva questa donnona sempre seduta che per lo spirito di carità.
–
Fu molto amata dalla gente che l’ha davvero conosciuta per la persona che era, perché, attenzione, la Zoria non era né una barbona, né un’ubriacona: al bar del Ferracciolo, nella piazzetta Shelley, beveva thè.
–
Le sue origini erano nobili e francesi o tedesche comunque europee, i genitori (si dice) fiorentini le pagavano una stanza in una pensione dove lei non risiedeva mai prediligendo la strada, i ponti, gli angoli e gli androni dei palazzi e dei quartieri viareggini.
I suoi dipinti venivano realizzati con strumenti poveri su materiali poveri: cartoncini, fogli, cartone da imballaggio e retro di vassoi da pasticceria; erano la sua forma di autofinanziamento, uno schizzo fatto di getto che regalava ai passanti o ai negozianti in cambio di poco o niente. Molti viareggini ne possiedono uno che, indipendentemente dal valore economico, stimano piuttosto per il valore intrinseco, per il ricordo, per il semplice gesto che un personaggio così amato e originale ha tributato loro.
La Zoria appartiene a Viareggio come il Carnevale; costituisce la sua arte colorata e estrosa che abbraccia la passione e l’eccellenza nel lavorare legno, acciaio, resina ma anche soltanto cartapesta.
–
–
No Comments