11 Mag Caldo, comodo e corretto a Leone 70
Com’era bello vede’ Manfrollino la mattina di levata, col su’ mezzo cintello di rumme, che stava lì e se lo gusteggiava, se lo rimirava controluce, e parea ci faceva all’amore; poi se lo tracannava in tre o quattro tirate come se fosse acqua fresca.
( I.Nieri – La passione per il rumme )
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Barga 1880
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Nella località chiamata “sul fosso” il dinamico imprenditore Enrico Nardini ha da poco intrapreso un nuovo ambizioso progetto.
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L’uomo, detto “Il Pellaio” per la sua precedente attività di raccolta delle pelli in tutta la Mediavalle e Garfagnana, pelli poi ricollocate nella zona di Santa Croce sull’Arno, ha da qualche anno diversificato i suoi commerci sui generi “coloniali”.
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Al the e alle spezie “esotiche” , arrivate per nave da terre lontane e sdoganate nei porti, ha affiancato la rivendita di vari distillati e liquori imbottigliati nell’antico edificio fuori Porta Reale.
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In prevalenza sono stati affinati nei locali delle sue cantine: acquaviti, infusi, distillati di frutta e erbe…gli altri, come il sassolino, un liquore all’anice il cui nome deriva dal comune emiliano , provengono dall’ oltralpe ( alpe apuana logicamente ).
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I contenitori sono fiaschette e damigiane da 5 litri e oltre poiché ancora non è entrata in vigore la legge sugli alcooli e soprattutto per incontrare lo smercio dei locali che principalmente richiede questi elisir “sfusi”.
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Arriveranno alle tante mescite, alle tipiche osterie, alle chiassose trattorie dapprima delle due valli poi della piana.
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Un prodotto emerge sugli altri; è un rum, un liquore dalla alta gradazione alcolica elaborato con una propria segreta ricetta grazie ad aromi speciali.
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Il “Demerara”, che prende il nome di una regione nella Guyana ex-colonia Olandese del Sudamerica famosa per i suoi distillati, si diffonde presto dalla provincia a tutta la regione e oltre.
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Diviene presto insostituibile nella preparazione dei dolci, lussurioso “schizzato” sul gelato alla crema, conviviale bevuto “schietto o annacquato” ma soprattutto si impone come un must nella correzione del caffè.
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L’arrivo delle bottiglie sostituirà le fiaschette e damigiane, la veste sarà una bottiglia dall’etichetta marrone maculata con la scritta “demerara” in giallo. In alto riporterà l’effigie di un leone, probabilmente a ricordare la forza o il regale predominio sugli altri “esemplari” di liquore.
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Le successive leggi sulla tipicità dei liquori vieteranno l’utilizzo dei nomi stranieri, il liquore verrà ribattezzato Leone 70 cosiccome il suo simbolo e la sua gradazione. I colori dell’etichetta non cambieranno e non si modificherà neanche la sua antica e segreta ricetta.
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Un qualsiasi lucchese che entri in un bar chiedendo genericamente un caffè corretto riceverà un caffè “coretto”al Leone 70, da alcuni chiamato “leonetto” equivocando il “70” stilizzato nell’etichetta con una “T” e una “O”.
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Si dice che un buon Caffè debba possedere le tre “C” ossia venir gustato “Caldo, Comodo e Corretto”.
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Un buon corretto deve essere “macchiato” con il mitico e intramontabile Leone 70 di Enrico Nardini.
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Caldo, comodo, corretto a Leone 70.
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