21 Nov Frediano , vescovo e santo
Nelle iscrizioni più antiche il suo nome è Frigianu o Frigdianus e secondo la tradizione popolare pare che fosse originario dell’Irlanda anche se, secondo alcuni studiosi, il suo nome non trova riscontro nella tradizione celtica per cui c’è chi sostiene una provenienza diversa (facendo risalire il nome al germanico Frithy si pensa al nord Europa) o all’aver preso questo nome durante il suo soggiorno in Italia.
Comunque, restando sulla tradizione, bisogna dire che Frediano, figlio di re, preferì la religione cattolica ai fasti di corte e, ordinato prete, si mise in viaggio per raggiungere Roma dove poter pregare sulla tomba di Pietro.
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Durante il viaggio di ritorno si fermò presso Lucca dove si stabilì nei boschi dei monti pisani dando inizio ad una vita da eremita.
La sua fama di persona dotta e santa convinse i lucchesi delle sue capacità al punto che, alla morte del vescovo Ossequienzo, nell’anno 560 gli fu offerto il compito di guida religiosa nominandolo Vescovo della città che, in quegli anni era ancora governata dai Goti.
Nel 568 Lucca venne invasa dai Longobardi (popolo di origine germanica che deve il suo nome all’uso di portare lunghe barbe e non come spesso si legge al fatto di essere armati con delle lunghe lance chiamate alabarde) che scendendo con soldati, famiglie e animali, di fatto misero fine all’unità della penisola italiana.
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L’intero territorio lucchese si trovò diviso in modo irregolare fra i Longobardi ed i bizantini con conseguenze catastrofiche per l’economia locale: la povertà cresceva, aggravata dalle scorrerie barbare, dalla bassa produttività dei terreni e da un grave disordine idrogeologico causato dalle frequenti esondazioni del Serchio che trasformava i già poveri terreni coltivabili in veri acquitrini.
L’enorme cultura di Frediano (che pare fosse esperto perfino di idraulica) lo portò ad un attento studio dell’idrogeologia lucchese e, in accordo con i capi cittadini, fece costruire un canale che, deviando il corso del Serchio, portasse l’acqua al mare risanando il territorio.
Questa opera (citata come miracolosa anche da Papa Gregorio Magno) aveva del grandioso ed il popolo volle tramandarne il ricordo narrando che Frediano avesse tracciato il nuovo corso fluviale con un rastrello cui il Serchio, obbediente alla richiesta del Sant’uomo, si era miracolosamente adattato.
Frediano con la sua forza e la sua incrollabile fede riuscì a mettere ordine nella Diocesi piegando l’odio dei Longobardi (in parte ariani o pagani) convertendoli al cristianesimo.
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Creò una congregazione monastica che avrà grande rilievo ed una vita plurisecolare: “I canonici di San Frediano”. La loro importanza fu riconosciuta spesso dal Vaticano tant’è che il Vescovo Anselmo da Baggio, divenuto Papa con il nome di Alessandro II, volle chiamarli a Roma per guidare la chiesa di San Giovanni in Laterano.
In quegli anni in cui gli eventi avevano cancellato ogni autorità civile, Frediano, fu chiamato spesso a sostituirle dimostrandosi sempre dalla parte delle classi più umili e martoriate.
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Nei ventotto anni del suo vescovato realizzò ben ventotto pievi e conventi sul territorio lucchese tutti dotati di un Hospitale per il ricevimento e l’assistenza ai pellegrini. Volle pure che fosse costruita, vicino all’anfiteatro romano, una basilica da dedicare ai santi Vincenzo, Lorenzo e Stefano e nella cui cripta , dopo la sua morte), fu sepolto.
A proposito della costruzione della chiesa esiste una leggenda che vuole che il Santo Vescovo, in visita alla cava in cui si lavoravano le pietre per la costruzione della basilica, individuò un masso enorme che ritenne perfetto come base per l’altare. Purtroppo nessun uomo riusciva a smuoverlo e allora Frediano operò uno dei suoi miracoli sollevando da solo il masso e portandolo fino al cantiere della chiesa.
“Gli zingari in San Frediano” acrilico su tavola 60x40cm de il LustroFrediano morì, secondo la tradizione, il 18 marzo del 588, e la sua festa si celebra a Lucca il 18 novembre, giorno in cui, al tempo di Papa Giovanni XIX (1024-1032), avvenne la traslazione del corpo dalla cripta della chiesa da lui voluta e a lui intitolata.
Con decreto del 20 ottobre 1952 la Sacra Congregazione dei Riti lo ha proclamato “Compatrono della città e dell’Archidiocesi di Lucca” .
di Massimo Baldocchi
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