12 Lug Il terrato
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Parliamo delle nostre mura ed in particolare del “terrato”. La cerchia alberata, vista dall’esterno, sembra una grande muraglia compatta di mattoni ma, in realtà, di mattoni ce ne sono molti meno di quanto si creda, circa il 4% del volume totale di tutta l’opera. I manufatti di laterizio rossastro, tutti usciti da fornaci lucchesi, sono solo una pellicola (max 90cm) che, insieme allo zoccolo di pietra come base e ai contrafforti interni di rinforzo, compongono la struttura di contenimento della enorme massa di terra, il “terrato”, che è visibile solo dall’interno della città. Il compito più gravoso fu quindi quello di reperire, trasportare e mettere in opera qualcosa come più di un milione di metri cubi di terra, spalti e baluardi esclusi! Trovare manodopera non qualificata, ma molto numerosa, fu risolto con le “comandate” in quanto lo Statuto di Lucca conteneva norme che obbligavano i maschi del contado, da 18 a 60 anni, abitanti in un raggio di sei miglia dalla città o nelle Vicarie, a prestazioni lavorative ritenute necessarie alla sicurezza difensiva. Folti gruppi di “comandati”, a rotazione, dedicando obbligatoriamente e spesso anche gratuitamente, una settimana l’anno del proprio tempo, avevano l’onere di trovare e caricare sui propri carretti la terra necessaria al riempimento, terra che poi dovevano consegnare e mettere in opera bagnata e compattata. Solo in caso di gravi problemi economici loro capitati, alle famiglie cittadine veniva consentito di partecipare, retribuiti, alla costruzione delle mura, in quanto solo gli abitanti il contado e non i “cittadini” potevano essere obbligati a fare certi lavori. A eccezione dei progetti richiesti ad architetti esperti di opere difensive rinascimentali, tutte le altre maestranze, capo cantieri, muratori, scalpellini, falegnami e fabbri erano lucchesi, quindi… siamo stati proprio bravi!
di Enzo Puccinelli
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