14 Apr La difesa dello Stato: Castel Passerino
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Ci allontaniamo qualche chilometro dalle mura per fare la conoscenza di uno dei nostri castelli di confine.
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Castel Passerino, sui Monti Pisani, è stato per secoli completamente dimenticato, ricordato appena nella memoria paesana locale. Da quando il CAI ha ripristinato i sentieri, è tornato a riacquistare una certa notorietà, non fosse altro per il fascino delle sue rovine nel fitto delle selve di castagni. Il castello aveva lo scopo di sorvegliare una scorciatoia che, salendo da Molina di Quosa, poteva scendere nella piana di Lucca, eludendo la sorveglianza dei castelli occidentali come Castiglione sul Serchio, Cotone e Nozzano. Le sue origini risalgono forse alla seconda metà del XII secolo e fu più volte ricostruito dal Comune di Lucca, soprattutto nel corso del XIV secolo.
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Nel 1306 fu ampliato e fortificato e, poiché quasi spopolato, le famiglie deputate alla sua manutenzione e difesa furono obbligate a risiedervi. L’ultima ricostruzione fu del 1395 ma poi, non senza clamore mediatico e polemiche, nel 1399 fu definitivamente smantellato per iniziativa dello stesso Comune.
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L’abitato che sorgeva attorno alle mura e la chiesa, dedicata a San Bartolomeo, sopravvissero ancora un po’ di tempo ma nel corso del XV secolo il sito fu abbandonato e progressivamente derubato delle sue pietre, riutilizzate in altre costruzioni. Del complesso di Castel Passerino sopravvivono oggi scarsissimi resti della cinta muraria; il tronco di base di una bizzarra torre piena a base circolare, abbattuta e fatta rotolare giù dal colle su cui sorgeva la fortificazione; i resti della cisterna, appoggiata al muro interno del castello e crollata, altri resti non identificabili. Oltre a questo, sopravvivono fortunatamente le rovine di una monumentale torre sul lato occidentale del colle, ancora in piedi fino al secondo piano, con feritoie.
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Il sito del castello è facilmente raggiungibile da Montuolo, seguendo il sentiero CAI 106 che sale verso la Polla del Bongi e poi si dirama verso ovest.
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Testo e immagini di Nicola Bianchini
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