17 Nov Lucida Mansi, oltre la leggenda
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Ma come fate a credere ancora a certe cose?
Sì, sono antiche menzogne, ma ancora non capisco perché accanirsi contro di me.
Mi chiamo Lucida e voglio raccontarvi due o tre cosette evitando di parlare della “leggenda” del mio patto con il Diavolo che, credetemi, ha cose molto più importanti da fare che perdere tempo con una come me.
Sono nata a Lucca nel 1606 e, all’età di 20 anni, mi hanno costretta a sposarmi con Vincenzo Diversi.
Purtroppo, dopo solo due anni, mio marito, per futili motivi, è stato assassinato vicino San Frediano, in via Fontana.
Insieme ai miei due figli ho pianto lacrime nessuna delle quali poteva contenere amore, cioè quel sentimento che ai miei tempi non era previsto in un matrimonio.
Non potevo certo restare sola e quindi, a ventinove anni, ho deciso di cambiare la mia vita sposando Gasparo Mansi il quale, oltre che vecchio, era brutto e sgraziato… ma era ricco, molto ricco… e forse alcune di voi capiranno la mia scelta.
Le feste, o i party come si chiamano adesso, erano all’ordine del giorno e la mia bellezza e “disponibilità” non passavano certo inosservate.
Ma cosa dovevo fare?
Ero ancora giovane, attraente, piena di vita e circondata da splendidi uomini.
Il sesso era una, se non l’unica, delle pochissime “distrazioni” del mio tempo.
Mio marito lo sa, ma mi concede tutto perché per lui sono solo un trofeo da esibire nelle occasioni ufficiali, un po’ come spesso accade ancora ai vostri tempi, vero?
Sono morta di peste a soli 43 anni e, vi giuro che non ho avuto molti amanti, né che li abbia uccisi anche perché non c’era alcun motivo.
Certamente non ne ho avuti pochi, ma non ero così stupida da “eliminare” l’oggetto di un bel gioco.
In ultimo, vi ricordo, che anche la storia di aver voluto “tappezzare” con specchi le pareti della nostra villa di Segromigno per poter sempre verificare la mia bellezza, è un altra falsità perché, la villa di cui si parla, è stata acquistata e abitata dai Mansi molti anni dopo la mia morte.
Capisco, comunque, che le leggende hanno un fascino particolare e quindi so che dovrò sopportare ancora questo trattamento anche se, dove sono adesso, tutti sanno la verità.
Mi firmo con il nome della mia famiglia, l’unica nella quale, a volte, ho conosciuto il vero significato della parola “amore”.
Lucida Saminiati
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di Enzo Puccinelli
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