07 Mag Il mercato di Piazza
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In anno imprecisato del dopoguerra, il centro cittadino è diviso in quattro quartieri popolari, quelli in cui tutti sono dignitosamente poveri, quelli in cui i bambini giocano in strada, le donne chiacchierano o stendono i panni, e gli uomini, se non sono a svolgere il loro lavoro da operai, se ne stanno al bar o a bivaccare giocando a carte, dadi o ad altri giochi ufficialmente non consentiti.
La legge Merlin ha chiuso le case di appuntamento e qualche prostituta del bordello, le cui origini erano di altre regioni , è rimasta in città a esercitare clandestinamente il suo antico mestiere per quei pochi spiccioli che i suoi clienti possono permettersi.
Molte case non hanno ancora i servizi igienici quindi, per fare i bisogni corporei o semplicemente lavarsi una volta nel mese, ci si reca ai bagni pubblici. I più benestanti hanno costruito un “comodo” a sbalzo in uno stanzino puntellato con delle volpi che sporge esterno alla casa, sopra le viuzze; una specie di palafitta che i passanti si mettono a guardare dal sotto in sù quasi meravigliati per la gran novità.
I quartieri più “periferici” del centro città come Pelleria, Cittadella e il Bastardo brulicano di persone indaffarate nei loro mestieri di artigiani e bottegai. Ciurme di ragazzini per strada tirano calci al pallone, giocano a nascondino, si azzuffano in piccole risse più o meno per scherzo.
Il quartiere di Piazza è quello più centrale, il mercato della città, il luogo in cui si commerciano i generi alimentari, il vestiario, la legna, il carbone e altri beni essenziali.
Il fulcro di Piazza è Piazza Anfiteatro benché si chiamino “piazzaioli” gli abitanti del quadrato più antico della città, quello con le piazze ( e le chiese ) più importanti .
Presto al mattino i contadini arrivano nel loro mercato e stendono le casse per terra lasciando libero un passo nel mezzo dove possano scambiarsi almeno due barrocci.
Man mano il luogo si fa più gremito e si riempie delle voci dei venditori e dei colori della frutta.
Gli edifici a cornice sono stinti e “rattoppati” un po’ come i miseri vestiti di chi ne sta affollando il cortile.
Una donna ha terminato di stendere i panni dal balcone ed ha fatto salire la sua figlia più piccola su uno sgabello per guardare di sotto.
Un “omone” si affaccia al terrazzo e intona un’aria di musica lirica.
I più anziani si mettono a sedere per riposare le gambe, chi può si è comprato una sigaretta per fumarmela al sole.
Una donnetta brucia delle cassette di legno sciupate e inservibili che non riesce ad aggiustare.
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testo ( un po’ romanzato ) de Il Lustro a corredo del dipinto omonimo a tecnica acrilico su tavola 50x50cm
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