22 Apr Il giorno della Terra
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Oggi è il giorno della terra, un pianeta piccolo e nascosto dietro ad altri pianeti più grandi, un pianeta fragile e bullizzato, sul quale camminiamo con i nostri piedi che spesso calpestano il suolo senza chiedersi che cosa pensa di noi, del modo in cui portiamo avanti la nostra esistenza su di esso.
La terra, dove vivono persone che si guardano allo specchio e cercando il lato migliore si scattano
una foto, quando invece dovrebbero guardare fuori dalla loro superficialità
La terra, dove le persone vogliono far sapere a tutti cosa stanno facendo, che libri leggono, cosa mangiano, che cosa pensano, quando invece sarebbe più importante coltivare i propri interessi per se stessi.
La terra, inquinata, straziata, devastata dalla nostra brama di conquista e di progresso, dalla nostra avidità e dai profitti.
La terra, dove le parole “come stai, tutto bene?” sono solo qualcosa di superfluo, relegate in un angolo, come quelle cose che diciamo di voler fare e che poi rimandiamo all’infinito
La terra, dove i soldi spesso cambiano le persone o rivelano la loro vera natura e come per magia le persone si disperdono e si allontanano
La terra, dove chi è diverso non è normale, anche se in realtà l’anormalità sta in chi giudica i diversi come persone anormali
La terra, dove amarsi dovrebbe essere dovuto a tutti senza giudizio, ma c’è chi pensa che amare qualcuno uguale a te sia una vergogna.
La terra, che a molti manca in questo periodo di segregazione forzata e allora ti accorgi che le cose che hai sempre avuto spesso le dai per scontate.
Chissà se alla fine di questo ciclo di prigionia capiremo l’importanza del mondo in cui viviamo, se cambieremo dando importanza a ciò che conta davvero.
O forse sarà come prima? Quel senso di precaria sicurezza ci renderà immobili e sordi a ciò che abbiamo davanti? Mia cara terra spero proprio di no, spero che alla fine di questo tunnel, una volta vista la luce le persone si guardino negli occhi e non nei riflessi dei loro smartphone, spero che si parlino senza indossare un paio di cuffie, senza muri di divisione, senza finzioni.
Perdonami terra, forse sono stupido pensando a questa utopia, ma vorrei crederci, lo vorrei per te e per noi che siamo i tuoi figli indisciplinati, spero che un giorno ci faremo perdonare e ti faccio i miei più cari auguri.
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di Alessandro Sorbera
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