22 Apr Arriva il telefono a Lucca
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Alla fine degli anni cinquanta del secolo scorso la telefonia a Lucca era relativamente poco richiesta ed utilizzata.
I collegamenti attivi nel distretto non superavano i cinquemila e di questi circa il 50% erano apparecchi a gettone collocati in pubblici esercizi a disposizione del pubblico, mentre la maggior parte dei collegamenti restanti si trovava in aziende ed uffici.
Pochissime erano le linee presso abitazioni private.
Le famiglie non sentivano la necessità di tale servizio mancando loro ancora, in molti casi, i servizi primari (bagni, riscaldamento, gas domestico) ed i collegamenti telefonici erano considerati un bene di lusso riservato a pochi eletti.
In città, ma ancor più nelle frazioni, l’eventuale urgente necessità di un colloquio telefonico era assicurata da una capillare rete di “posti telefonici pubblici” normalmente ubicati nei negozi di bar o alimentari sparsi sul territorio.
Per coloro che, sprovvisti di collegamento, avessero dovuto ricevere una chiamata la procedura era abbastanza difficoltosa e laboriosa.
Infatti a questi doveva essere recapitato a domicilio una comunicazione scritta di “avviso di appuntamento telefonico” da parte del gestore dell’apparecchio pubblico della zona di competenza con il quale si avvertiva di presentarsi presso uno specifico negozio abilitato al servizio dove, all’ora convenuta, sarebbe pervenuta la chiamata.
La teleselezione diretta era ancora una utopia.
Dagli apparecchi pubblici era possibile effettuare solo chiamate urbane utilizzando un gettone.
Una volta fatto il numero desiderato, al momento della risposta da parte dell’interlocutore, era necessario premere un pulsante consentendo al gettone stesso di attivare il collegamento che era limitato all’area urbana.
Effettuare una conversazione interurbana era estremamente difficoltoso.
Infatti si rendeva necessario chiamare il numero speciale “10” presidiato ventiquattro ore al giorno dalle “signorine” dell’azienda telefonica, eseguire la prenotazione chiedendo di essere messo in collegamento con il numero desiderato ed attendere di essere richiamato per effettuare la conversazione. In certe circostanze l’attesa per ottenere la chiamata poteva essere anche di qualche ora, almeno fino al momento in cui le centraliniste non avessero potuto utilizzare una delle scarse linee a loro disposizione.
La telefonata ed il relativo costo erano ad unità di tre minuti, scaduti i quali l’addetta al servizio doveva entrare in linea per chiedere se si volesse rinnovare l’unità di tempo e parlare per altri tre minuti.
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A Lucca la sede degli uffici della società gerente, la “Telefonica Tirrena Te.Ti.” (poi SIP quindi Telecom oggi TIM) era in via Santa Croce ed in città è sempre stato presente anche un punto di “accettazione telefonica” cioè un negozio presidiato e munito di cabine insonorizzate dove poter prenotare ed eseguire chiamate.
La prima sede fu posta in via Vittorio Veneto poi trasferita alla fine degli anni sessanta in via San Paolino e finalmente in via Cenami.
Negli anni dal 1969 al 1975 le migliori condizioni economiche delle famiglie a seguito della ripresa industriale del dopoguerra consentirono un forte decentramento urbano con la costruzione di numerose unità abitative intorno alle mura (quartieri di San Marco, Sant’Anna, San Concordio, San Vito oltre case singole sulle colline limitrofe) per cui i rapporti interpersonali cui tutti erano abituati vivendo in centro vennero a dilatarsi e quindi la necessità di poter colloquiare a distanza si fece sentire con prepotenza.
Per far fronte alla richiesta di nuovi collegamenti furono costruite pertanto una nuova sede direzionale con il trasferimento di apparecchiature ed uffici dal centro (palazzo Spada di via Santa Croce) alla periferia (piazzale Italia S.Anna) oltre a numerose centrali sparse sul territorio.
La necessità di ampliare la rete si rese necessaria in quanto le nuove richieste da parte dei privati, in quel nuovo contesto, pervenivano in numero esorbitante.
Infatti dai già citati circa cinquemila utenti, nel giro di sette/otto anni Lucca ed i suoi paesi ne raggiunsero circa ottantamila.
Naturalmente i tempi tecnici per predisporre le infrastrutture erano necessariamente lunghi e quindi per avere poi l’apparecchio funzionante in casa l’attesa poteva essere anche superiore ad un anno.
Pur di abbattere i tempi di attesa, molte famiglie accettarono di avere una linea condivisa con qualche vicino di casa (il Duplex).
Non esisteva ancora la possibillità, come oggi, di effettuare richieste tramite telefono, ma le pratiche dovevano essere espletate presentandosi di persona agli uffici.
Per affrontare e risolvere almeno parzialmente il problema, per le zone più distanti come la Garfagnana, inventammo un ufficio mobile utilizzando una roulotte.
Una ulteriore rivoluzione avvenne, verso la metà degli anni settanta quando fu introdotta la selezione diretta nazionale (teleselezione).
Scomparvero tutti i vecchi apparecchi a gettone singolo per dare spazio ai nuovi che potevano gestire in automatico una cospicua quantità di gettoni.
Cominciarono ad essere usate massicciamente anche linee munite di contatore (teletaxe) che consentivano di tenere libere le tasche o i portamonete dai gettoni.
Poco dopo fu iniziata l’installazione delle cabine telefoniche.
Enorme successo ebbero le prime due che a Lucca furono collocate in piazza Napoleone per poi avere una capillare collocazione sul territorio.
Non si ipotizzava neppure lontanamente che quel periodo sarebbe stato di una relativa breve durata.
Il grande pubblico aveva scoperto l’utilità della telefonia e si moltiplicavano le offerte di apparecchiature che venivano proposte a corredo.
Pur nella loro utilità, oggi queste sono considerate reperti archeologici (segreterie telefoniche, teledrin, impianti a spina, apparecchi addizionali ecc.).
In quegli anni iniziò anche la “modernizzazione” dell’intero parco degli apparecchi in uso agli utenti.
Progressivamente furono ritirati tutti i monumentali telefoni neri in bachelite e sostituiti con i più comuni “bigrigi” che ci hanno accompagnato per molti anni fino a quando, con l’avvento delle “tastiere”, giunsero gli apparecchi “Sirio”.
L’avvento dei primi telefoni mobili, dalle enormi dimensioni e che dovevano essere montati sulle autovetture, risale alla metà degli anni ottanta.
Questi avevano elevati costi ed un servizio che copriva solo una parte del territorio nazionale.
Nel giro di pochi anni anche i primi “radiomobili” furono soppiantati da apparecchiature portabili di dimensioni più contenute, anche se ancora molto ingombranti.
Naturalmente la loro funzione era limitata alle sole conversazioni essendo ancora da venire l’era della digitalizzazione, di Internet e dei Personal Computer.
Peraltro l’evoluzione tecnica in quegli anni trovò ulteriore spazio con l’invenzione, tutta italiana, delle schede magnetiche “prepagate” che decretarono la progressiva scomparsa dei gettoni telefonici.
Chi ha provato tali situazioni rabbrividisce pensando a come era la vita solo pochi decenni or sono, rispetto ad oggi che chiunque può acquistare in un supermercato e con una spesa contenuta un apparecchio telefonico immediatamente attivo con molteplici funzioni oltretutto con la possibillità non solo di chiamare direttamente tutti i corrispondenti nel mondo, ma di accedere anche ad una miriade di servizi informatici.
Ma tutta questa tecnologia, sempre più miniaturizzata, ha contribuito pesantemente a modificare, oltre alle abitudini degli utilizzatori, gli assetti strutturali dell’azienda concessionaria per cui a Lucca il grande palazzo di piazzale Italia è ormai un monumento pressochè abbandonato, mentre altre sedi tecniche intorno alla città sono andate via via scomparendo.
Una grande quantità di “archeologia industriale” rimane quindi presente sul territorio e, forse, fra qualche decennio i nostri nipoti saranno guidati a effettuare visite turistiche relative ad un’epoca scomparsa.
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di Carlo Rossi
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Testo e immagini concesse dall’autore dalla raccolta “Lucca com’era”
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