“Tener testa” a Narsete

08 Gen “Tener testa” a Narsete

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Nel settembre dell’anno 553 d.C. l’esercito imperiale del generale bizantino Narsete giunse nuovamente in Italia per scacciare i Goti.

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Quando entrò in Toscana tutte le città si arresero immediatamente senza opporre alcuna resistenza ad eccezione di una sola: la nostra.

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I lucchesi cercarono di convincere l’invasore che l’esercito dei Franchi stava giungendo in sua difesa e quindi combattere adesso sarebbe stato controproducente considerato che entro un mese sarebbe avvenuto un nuovo spargimento di sangue.

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Narsete accettò di attendere 30 giorni ma in cambio volle, come ostaggi, un gruppo di nobili cittadini.

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Il mese passò senza novità e quindi Narsete chiese di aprire le porte. Di fronte al rifiuto lucchese portò i nobili in ostaggio di fronte alle mura e decapitò il primo.

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Dalle mura i lucchesi videro la testa rotolare per terra ed il corpo del malcapitato agitarsi per un po’.

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Dopo la seconda, terza e quarta esecuzione dalle mura si levarono alte e rumorose proteste e contestazioni e quindi Narsete chiese di parlamentare.

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Disse che se avessero aperto le porte tutti i nobili, compresi quelli decapitati, sarebbe stati riconsegnati…in vita!

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Di fronte alla incredulità lucchese, Narsete fece arrivare sotto le mura tutti gli ostaggi in perfetta salute! Cosa era successo?

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Il Generale bizantino aveva fatto effettuare le esecuzioni ad una distanza tale che dalle mura non si potevano osservare i particolari e, dopo aver dotato ogni ostaggio di una testa falsa, aveva proceduto al taglio di quest’ultima che rotolando in terra e, complice lo stesso ostaggio che agitava il corpo, aveva ingannato gli ignari spettatori.

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Senza prolungarmi troppo, i lucchesi, ripresi i propri nobili, richiusero le porte e per altri due mesi resistettero all’assedio.

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Quando cedettero agli assedianti, Narsete rispettò il valore e il coraggio dei lucchesi offrendo condizioni di resa molto diverse dalle altre città e più che accettabili, consentendo anche l’elezione di un lucchese come Duca…

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di Enzo Puccinelli

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