Uva, Uvissero e quanto c’era

Uva, Uvissero e quanto c’era

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Quando ero bamboro, la campagna lucchese nell’Oltreserchio era tutto un fiorire di pezzetti di terra coltivati. Facevano a gara a chi teneva più in ordine.

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E questi orticelli erano separati da capienti fosse, con l’erba e i cigli sempre controllati, che, quando era autunno, spesso vi trovavi i funghi pioppini (Pholiota aegerita).

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Sul perimetro del campo, venivano messe piante di uva. Regolarmente appoggiate a canne ed ogni tanto era presente un palo di sostegno o anche piante di salici/sàlie/salci. Un bel filo di ferro a doppio giro teneva ferme le canne e serviva anche per delimitare la proprietà.

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Il nostro modo parcellizzato di coltivare la terra, suscitava anche ironia nei vicini pisani visto lo “spreco” di superficie:
“Se i lucchesi coprissero le fosse, sai la terra che ne uscirebbe fuori!”.
Ma così bastava e così era la nostra orticultura. Ora purtroppo le fosse son merce rara, come gli orti. Abbondano prati, granturco, un po’ di grano e simili, in ampi spazi lavorati da mezzi meccanici “affossa fosse”. Come essere nella Bonifica del Lago di Massaciuccoli. Oppure ampi spazi sono nel totale abbandono.
Ma torniamo a noi. Le canne sostituivano i paletti chiamati “calocchi” nel nostro parlare. Infatti erano, e sono ancora, merce comune nei tanti canneti che verdeggiano nella golena del Fiume (= Serchio).

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Ma che uva veniva coltivata? Diciamo subito che non c’erano vini di gran corpo, visto il terreno anche ricco di acqua, però i nostri si accontentavano così, con prodotti comunque genuini.
Ricordo che non mancava l’uva Fragola, detta anche Americana, e la Francesina che non occorreva trattarle con prodotti tipo rame e zolfo. Poi le Palle di Gatto, Salamanna e Moscata in genere, Cannaiola, Colombana, Galletta, Trebbiano, Strozzaprete, e…. altri tipi ma come si fa a ricordarli tutti…. Da tavola e da vino. E poi, e poi, spesso in cima al filare, un’uva nera a chicchi piccoli che chiamavano UVISSERO. Color inchiostro, come i frutti del sambuco. Un po’ asprigna, ma che veniva usata per rafforzare il vino, come governo. E sicuramente era anche un ottimo agente impollinatore per le altre.

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Ecco, credo di averne rivisti tanti, dei vari tipi d’uva conosciuti, ma mi mancava proprio quell’uva strana con quel nome un po’ spregiativo.
E quest’anno mi sono avventurato alla ricerca dell’uva fragola che ormai cresce spontanea. E…. strano! Appoggiata a un rovo, c’era l’uvissero! Tanti, tanti anni…. Ho colto qualche pigna e mentre tornavo a casa mi son gustato i piccoli chicchi. Un aspro che ora mi era dolce. Un viola scuro che ti macchia le mani. I semi che quasi riempiono l’intero acino a scapito del succo. E quel sapore intenso che in bocca non passava più…

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Oh, lo dico proprio: ero contento! E il prossimo anno spero di ritrovarlo, visto che per così tanto tempo ci siamo separati. Ad ogni buon conto, qualche foto di rito me la son fatta.
In foto (metà ottobre), l’uvissero e alcuni altri tipi d’uva.

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di Giuseppe Pardi

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il Lustro
dario.barsotti@hotmail.it
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