02 Ott Il pubblico condotto
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Il “Pubblico Condotto” di Lucca (linea blu), conosciuto come il “fosso”, fu realizzato verso la fine del 1300 con il solo scopo, come scritto nella “delibera” del tempo, di creare forza motrice per i mulini cittadini aumentando così la sicurezza e l’autonomia delle riserve alimentari.
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Non fu mai utilizzato come opera di difesa anche perché, ad eccezione di un piccolo tratto, scorreva all’interno dell’ultimo tracciato delle mura medievali (linea rossa continua) le quali, proprio in quegli anni, stavano ampliandosi verso est (linea rossa tratteggiata), rendendo interno alla città anche il tratto medievale comprendente la porta di San Gervasio e Protasio.
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Poco dopo la sua realizzazione e la nascita di una quantità rilevante di mulini, in alcuni tratti, venne autorizzata la costruzione di numerosi lavatoi pubblici e, con il passare degli anni, l’utilizzo dell’acqua venne impiegato anche per attività diverse dalle macine.
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Giardini, orti, filatoi, fabbri, cartiere, lanifici, tintorie… praticamente non esisteva attività produttiva che non facesse ricorso all’energia prodotta dallo scorrere dell’acqua anche perché, con la realizzazione di bocche di presa, i lucchesi riuscirono a portare l’acqua in qualunque zona della città.
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Fu solo a partire dal XVII secolo che il Pubblico Condotto venne utilizzato per alimentare una miriade di canalizzazioni necessari all’irrigazione dei numerosi campi presenti nella piana.
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Dopo più di 500 anni di onorato servizio, con l’avvento del motore a vapore, dell’energia elettrica e poi del motore a scoppio, il nostro fosso perde rapidamente l’importanza avuta, ma lo scorrere del tempo e delle acque non deve far dimenticare la lungimiranza politico-economica degli antichi lucchesi.
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testo di Enzo Puccinelli
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Acquerelli de Il Lustro per la rassegna “I Fossi dell’Arte” 2019
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