28 Ago Il ritorno della biadina
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Mi ci vole un po’ di cotone. Ci passi da Piazza San Michele?
Eran queste parole quelle che mettevano in moto tutto il meccanismo. Le sartine avevano bisogno di filati e dove, se non da Tista?
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Filati, ma anche bar. E quando entravo lì, nella su’ bottega, vedevo quell’omino simpatico che mesceva anche liquori. Soprattutto la su’ Biadina, la Biadina di Tista.
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Dallo scaffale staccava la magica bottiglia, un bel bicchierino sul tavolo di marmo, e Tista, coll’immancabile papalina a scacchi in testa, mesceva la su’ Biadina. E la ciliegina sulla torta erano i pinoli che snocciolava dentro al bicchierino. Un mangia-e-bevi lucchese.
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Non son mai stato amante dei liquori, ma devo dì che qualche volta m’attizzava quell’elisir dal nome strano. E Tista m’ha mescio (mesciuto) il su’ nettare pure a me!
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Poi tutto andò nell’oblio. E anche le sartine mi indicavano altre mete. Le mete senza la Biadina.
Ora, su quel liquore ci sarebbe molto da dire. A cominciare dal nome.
San Michele, il salotto buono di Lucca, con la Piazza brulicante di venditori di bestiame, acquirenti, sensali. Dove magari il mì nonno avrà acquistato il cavallin per il calesse e l’altro nonno qualche vacca, vitello e l’immancabile maiale abitante dello stallino.
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Alla conclusione dell’affare, si brindava a Biadina da Tista. Il motto era: “Un po’ di biada per i cavalli e di Biadina per il cavaliere!”.
Come detto, altre erano le mete e la Biadina restò nei racconti del “Ti ri’ordi che in San Mi’ele…”
Beh, non è possibile vivere solo di ricordi. E così, oggi, dopo tanti anni ho riassaporato la Biadina di Tista. Certo, in altra forma, anche perché, non bevendo liquori, poi a fermarla, la testa….
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Una Biadina particolare che unisce Lucca al suo mare, la Versila.
E stasera mi son centellinato il mì gelato, o meglio dessert, con il cuore di Biadina.
Da Bozzano a Nozzano, scambio di consonanti iniziali, ma vuoi mettere la goduria…..
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di Giuseppe Pardi
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