18 Mag Che tempo! Che tempi!
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Che tempo! Che tempi!
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Le gente guasi tonde
di fòri porta nova,
-se sembra-venga piova-
en gonfie e vagabonde.
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“Sarà la bocca troppo pièna..”
Dicea il mi poero nonno
“veder Lucca non pònno…
Lo di’o-io, ch’ho fatto la guera”
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“Che tempi ‘on vesto tempo!
Indù vai s’ ‘un l’hai l’ombrello?
‘Un vorai mia venghi der bello!?”
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Riordo, m’ha anco detto:
“Baditi e abbacca, oh bì,
Ir péggio, ha da vienì!”
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Il tempo ( inteso come il meteo ) muta spesso tanto repentinamente che, in presenza del sole, possa piovere o che, da un cielo carico di minacciose nubi, si possa affacciare qualche raggio a illuminare irrrealmente un ritaglio di prato.
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Esso ha un intimo legame con l’umano umore e con le attività degli uomini che, pur non essendo più quelle agricole ( che ne erano direttamente dipendenti ) sembrano fortemente risentire del fatto che piova o vi sia il sole.
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Ed i tempi sono cambiati?
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Cosa direbbe un nonno, un nonno classe 1915 che ha sofferto le pene della seconda guerra, vedendo ciò che succede oggi?
Probabilmente il suo rammarico maggiore sarebbe constatare come le persone siano perennemente infelici senza sapere far tesoro di ciò che hanno.
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Per molti secoli, generazioni e generazioni di uomini, fino a quella dei genitori di questi nonni, hanno fatto dell’agricoltura la loro unica attività.
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Poi, in un intervallo di tempo davvero breve e infinitesimale rispetto alla storia dell’ umanità, tutto è repentinamente cambiato.
I nonni che non continuarono ad esser contadini furono operai, i loro figli operai o impiegati fino ad arrivare ai loro nipoti ( per i nonni che li hanno potuti veder lavorare ) che avrebbero svolto professioni dal nome ( e dal ruolo ) incomprensibile.
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Il progresso non si arresta e non si può vivere rimpiangendo i “bei tempi” che furono.
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Ma il progresso non è solo la ricchezza, l’accumulo e il possesso di cose.
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Piuttosto si dovrebbe costituire del benessere sociale basato sulle tante unità familiari, sulla loro unione, coesistenza e collaborazione, ma anche sullo status individuale di felicità e realizzazione non solo economica e materiale.
de Il Lustro
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Versione 🇮🇹
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Che maltempo in quest’epoca !
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Le persone quasi stufe,
fuori Porta Sant’Anna,
se presagiscono
che inizi a piovere ( miseria )
sbuffano girovagando
( come i cumuli di nubi ).
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“Si erano abituati al troppo agio…”
-diceva mio nonno buonanima-
“non possono veder Lucca
( benestante come vorrebbero! )
Lo posso affermare
poiché io ho vissuto
la povertà della guerra…”
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“Che brutta epoca stiamo vivendo
con questo continuo maltempo!
Dove si vuole arrivare
senza ripararsi un po’?
Cosa si spera, che la situazione migliori?”
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Ricordo che egli sentenziò:
“Bambino mio, presta attenzione
e ( se riesci )
supera questo periodo funesto,
perché tempi ancor peggiori arriveranno!”
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de Il Lustro
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