I pottini e lo struscio ‘n Fillungo

I pottini e lo struscio ‘n Fillungo

Il cxxx 

è fatto per la gente dótta ,

Per il villan fottuto

C’è la pòtta 

( Pietro Aretino )

Pietro Aretino dipinto da Tiziano

Chissà se Pietro Aretino, il discusso poeta e drammaturgo di Arezzo autore di sonetti piuttosto licenziosi e “coloriti” ma anche di dissertazioni assai profonde ( 1492-1556 ), si è ispirato al fondoschiena di qualche dama lucchese per scrivere le sue rime lussuriose.

“Pòtta” dal gergo fiorentino, esportato un po’ in tutta la Toscana, sta ad indicare l’organo sessuale femminile ma può anche identificare un uomo che “fa il ganzo” nel compiacimento di sentirsi superiore agli altri.

A Lucca, che fiera della sua storia indipendente ha sempre fornito versioni proprie anche del lessico, l’esser “pottino” significa, oltre al darsi delle arie, piuttosto l’esser figli di papà e il “vestissi ammòdo” ( alla moda e un po’ da damerino ).

Prerogativa del pottino è l’essere “antepatio” e aver la puzza sotto al naso.

Normalmente il P. è molto selettivo in fatto di compagnie ed amicizie e si circonda di suoi simili benché, per ostentare il proprio status di superiorità, necessiti pure di amicizie non altolocate.

Non necessariamente il P. è ricco, in alcuni casi finge di avere i soldi per essere più snob, per fare il fighetto.

Un “paninaro” prima ancora che il movimento nato negli anni ‘80 venisse così riconosciuto.

Perché il collegamento con la “pótta” organo?

Probabilmente perché questo suo pavoneggiarsi, esibire il suo stile, il suo “tirarsela” sono focalizzati sulla conquista del genere femminile.

Il pottino è quindi un latin-lover sempre in cerca o, come tale, si considera.

L’habitat del pottino sono le vie centrali dello shopping griffato, il Fillungo in primis, ma anche i locali di tendenza.

I suoi negozi sono quelli della Lucca-bène cioè non alla portata di tutti; la gente comune ( fino agli anni ‘70 ) acquistava “alla piazza” ( Anfiteatro sede del mercato) o nelle botteghe ( negozi ) dei quartieri.

Una vignetta di GM74

Si chiama “struscio” il passeggiare nelle vie di Lucca, che sono strette e affollate ( da qui lo sfiorarsi ), per il gusto di incontrare i conoscenti magari mettendo in mostra gli ultimi acquisti in vestiario o accessori.

Un “giro” di Fillungo viene detto “vasca”, come quella dei nuotatori, perché si percorre avanti e indietro.

Il giro, che invece è una linea chiusa come il cerchio, l’ellisse e l’ovale, viene associato alla passeggiata di mura.

“Va un po’ a fa’ ‘n giro di Mura!” 

– è un modo soft di mandare a quel paese una persona o comunque di dirgli di togliersi “dai coglionfani/ri” ( scatole ).

Viene chiamata “girata” piuttosto la scampagnata fuori porta ( o in altre città ) o il partire da un luogo senza una meta precisa…

La centralissima via Fillungo- china e acquerello de Il Lustro

il Lustro
dario.barsotti@hotmail.it
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