07 Nov Lucca com’era: marmi e arrotini
Una curiosità concernente la vita lucchese può essere facilmente individuata facendo una passeggiata da una chiesa all’altra osservando ad altezza d’uomo gli stipiti in marmo dei portali d’ingresso. L’osservatore troverà una serie di incisioni di ogni misura, profondità o larghezza e dalle più diverse angolazioni apparentemente senza un significato logico.
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Per comprenderne la motivazione è necessario ricostruire sia le modalità di trasporto in uso fra il 1300 e la fine del 1800, sia il sistema di confezionamento degli abiti che avevano nel cuoio un elemento primario di utilizzo. Relativamente alle modalità di trasporto va sottolineato che queste erano effettuate con l’ausilio di quadrupedi, sia che fossero asini, cavalli o buoi con relativo traino di carrozze o barrocci. Questi animali e mezzi erano imbrigliati con finimenti anch’essi in cuoio e, similmente i personaggi del popolo utilizzavano a loro volta abiti assemblati con spago e cinghie anch’esse di cuoio.
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Tutte queste cose avevano necessità di continua manutenzione. Per effettuare tali operazioni gli artigiani specialisti avevano individuato il fronte delle chiese dove i potenzialli clienti potevano lasciare il materiale da riparare per il tempo quotidianamente dedicato alla preghiera ritrovandolo pronto per l’uscita dalla chiesa. Per effettuare i necessari nterventi gli utensili erano semplici: coltelli o lame ben affilati ed aghi dalla punta aguzza.
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Il miglior sistema per affilare le lame dei coltelli necessari a lavorare il cuoio o per avere sempre ben appuntiti gli aghi per le riparazioni era stato individuato nel marmo delle chiese stesse. Infatti, strofinando gli strumenti nel marmo e di potevano ottenere delle ottime affilate lame. Tale usanza, nel tempo, ha portato ad intaccare il marmo in maniera significativa creando gli strani “graffiti” in esame. Solo alla fine del 1700 una ordinanza vescovile vietò tale abitudine, ma le incisioni negli stipiti tutt’ora ci ricordano quali fossero le usanze di un tempo
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di Carlo Rossi
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