04 Nov Sembrar la Tata
La Tata
( un sonetto “alla méglio” ovvero come mèglio riesce )
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La Tata, ‘un l’ho ‘onosciuta
Però me l’han descritta:
Avea le chiappe ritta
Bassotta e ‘n po’ carnuta;
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Era ‘na donna di vita
E avea anch’ un ber giro
Così “tondina”com’un tino
Chiassona forte e colorita.
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Labbri rossi, pupporon
Da donna protuberante
( A quell’òra viste toghe )
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Domandiede la pension:
“Marchette fatte tante
Ma bòne poghe”.
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La Tata era una donna di vita molto conosciuta in città.
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Di statura bassa e parecchio in carne ( un discreto giro vita, sicuramente non il 90-60-90 teorizzato nei canoni ) si vestiva piuttosto discinta ed usava truccarsi pesantemente abbondando soprattutto con il rossetto che prediligeva in colori assai vistosi.
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Era un modo di dire “Sembri la Tata!” per apostrofare le ragazze che eccedevano nel trucco o osavano un po’ troppo nell’abbigliamento per rimandarle a cambiarsi in camera o, nel bagno, a lavarsi via il mascherone dal viso per uscir di casa.
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Risiedeva nella Pelleria brulicante di botteghe e laboratori ed era molto popolare e benvoluta tra la gente. Un VIP tutto lucchese che si spostava nelle vie parlando a voce alta in modo assai colorito come è tipico dei quartieri. Ci si dice “come stai?” urlandocelo a cinquanta metri di distanza e si “discorre” con ogni persona che si incontra indipendentemente dal fatto che si conosca o meno.
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Nei suoi giri salutava il droghiere, il merciaio, il macellaio, quello del deposito, il tabacchino, il custode delle carceri ( della vicina San Giorgio ), il panaio, il restauratore, il fabbro, il calzolaio, il barista e tutti quei personaggi che, come lei, rivestivano un ruolo importante per la collettività nella vita nel rione.
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Da giovane aveva lavorato forse alla Manifattura Tabacchi o alla Cantoni Cucirini; da anziana, ma sempre con il suo fare “plateale”, domandò ad un impiegato del vicino patronato, se le avrebbero dato o meno la pensione.
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Questo le rispose ironicamente che non gliela avrebbero versata in quanto pur avendo totalizzato parecchie marchette ( le marchette sono le “prestazioni a pagamento” ma anche i bollini che attestano il pagamento dei contributi previdenziali sul libretto di lavoro ) di buone ne aveva ben poche.
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testo basato sul ricordo dei residenti
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