16 Ott Gosto e Mea
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Si usa dire a Lucca “essere come Gosto e Mea” per intendere una coppia, uomo e donna nell’ordine, di fatto inseparabile e che si muove e svolge attività sempre in due.
I Gosto e Mea lucchesi pare fossero una coppia di commercianti ambulanti molto caratteristica e che amava il buon bere e il cibo genuino.
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Gosto, al secolo Agostino e Mea, Domenica, sono due nomi assai diffusi nella nostra zona e in tutta la Toscana.
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A Lucca abbiamo Sant’Agostino che è una piazza e anche una chiesa che, ricostruita su quella di San Salvatore in muro, perché addossata alla cinta muraria romana, ospita la famosa Madonna del Sasso e l’affresco del Gemignani che include appunto Agostino. È sede anche della tomba di beata Elena Guerra, fondatrice delle suore di Santa Zita e teologa che fu molto attiva.
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La “Domenica” più conosciuta è invece Maria Domenica Brun Barbantini, santificata dal 1995, fondatrice della Congregazione dei ministri degli infermi di San Camillo: “più cuore in quelle mani” il motto Camilliano.
A Lucca abbiamo gli ospedali e un pensionato a lei intitolati.
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Il Gosto e Mea del nostro detto arrivano da una leggenda popolare Toscana, sono stati narrati in prosa e testo da Antonio Guadagnoli e rappresentati in varie commedie in Vernacolo.
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Questa la trama in breve:
Due anziani contadini dal letto sentono che il vento fa sbatacchiare la porta al piano inferiore della loro umile casa di mezzadri.
Iniziano una contesa su a chi spetti alzarsi dal letto per andare a “serrare l’uscio”.
Si accordano sul fatto che il primo che fiaterà pronunciando una parola dovrà alzarsi; da qui il sottotitolo “la lingua di una donna alla prova”.
Non lo faranno per un bel po’ tanto che i vicini si allerteranno dandoli per morti e sarà chiamato persino il préte.
Alla fine Mea cederà quando vedrà che, oltre agli altri umili beni, stanno per sottrarle il materasso appena rinfoderato ( i due non avevano figli o parenti e i paesani si stavano dividendo la ròba ) .A questo punto Gosto trionferà perché la lingua della consorte non ha superato la prova ed il prete infuriato li apostroferà come “Contadini bestie!”
Qui lo spoiler…
Mea :
“ No! ( Le materasse, no! ndr ) che c’ho rifatto il guscio!”
Gosto :
“O serra l’uscio!”
Il finale recita più o meno così:
“Perché coll’anni
Il fior di giovinezza
Perdon le donne:
Le grazie, la beltà, la freschezza
E poi i denti, i capelli e la salute
Così come il femminile inganno,
Il buon umore, il “ruzzo” e gli scherzi gai
Ma la lingua, quella, non la perdon mai!”
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