24 Set Il Porto di Lucca
Panta rhei
( forse Eraclito )
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Il celebre detto, che tradotto dal greco significa “tutto scorre “ , sintetizza il concetto filosofico del divenire, il mutamento continuo non solo nel tempo e nello spazio, ma nel significato stesso del pensiero e degli elementi.
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Il trascorrere che maggiormente percepiamo è quello degli anni che cambiano il nostro profilo e lo stesso territorio che ci circonda.
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Lo scorrimento più silenzioso e meno evidente ma comunque continuo e interminabile quello dell’acqua.
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Tempo e acqua si legano nella storia del porto di Lucca nell’epoca in cui le merci si spostavano su carro, laddove peso, volume e distanze erano eccessive su nave.
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Da prima dell’anno 1000 fino al 1900 circa nell’area di San Concordio in Contrada, scorreva il rio “Formica” in un letto corrispondente orientativamente all’omonima via.
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Il canale, perché di canale artificiale largo ben 7 metri si trattava, allargava in un porto nella zona oggi denominata “steccone” dell’edificio di siffatta architettura.
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Il porto, distante appena duecento metri dalla Porta San Pietro, aveva 4 attracchi per navi e un capiente magazzino. Misurava circa 70 metri di lunghezza per 16 metri di larghezza ed era collegato al mare a Firenze ed a Pisa attraverso l’Arno ed al lago di Bientina, quindi al Fiume Serchio tramite una rete di altro canali.
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Le merci “sdoganate” erano, a parte la preziosa seta grezza, che Lucca lavorava e commercializzava poi in tutto il mondo, sia i materiali da costruzione, come il legname della Garfagnana o la pietra delle vicine cave di Guamo, sia i generi alimentari: sale per conservare alimenti, riso (rosa quello di Massaciuccoli), cereali e farina. Molti erano i mulini sistemati sui corsi d’acqua ed i terreni coltivati.Fino ai primi del 1900 alcune piccole imbarcazioni di contadini, continuavano a navigare nelle acque del rio Formica trasportando normalmente prodotti agricoli, successivamente altri mezzi di trasporto più comodi e veloci, come la ferrovia, hanno sostituito definitivamente l’utilizzo di questi natanti per la movimentazione delle merci.
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Negli anni ‘50 il rio Formica è stato coperto e poi asfaltato divenendo l’attuale strada “via della Formica”.
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Da lì a poco sarebbe arrivata l’autostrada, la definitiva urbanizzazione ed i trasporti si sarebbero “evoluti” su gomma.
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di Enzo46
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