Il Bar Scuola

Il Bar Scuola

“Ho studiato poco e appreso al bar”

I BAR di paese, ma anche quelli “cittadini”, conservano, o meglio conservavano sicuramente fino agli anni ‘90, una propria cultura tipica e originale.
Parola impegnativa “cultura”; forse sarebbero preferibili termini come “pseudocultura” o “controcultura” poiché, per quanto discusso al bar,  non sussiste base scientifica o argomento certo, documentato e comprovato.
Gli assunti del bar consistono di effimere realtà e affermazioni vaghe non riproducibili. Autentiche inesattezze, falsità, assurdità, bugie, teorie insostenibili, cose indicibili, volgarità e oscenità.
“Si può dir di tutto al bar!” e si può ripetere quasi tutto quello che vi è stato detto proprio perché reso quasi autorevole per quanto:
“L’hanno detto al bar!”
Rimane l’evidenza che il “luogo” bar rappresenti un centro molto variegato  e ricco di ispirazioni, multietnico e progredito, trasversale alla religione e alla politica, dove si spazia dal semplice qualunquismo al più impegnato concetto , passando per il fantastico, il melodrammatico, l’esistenzialismo e il nichilismo.
Poiché,  ciascun esemplare di uomo da bar non è né guelfo né ghibellino, non appartiene alla destra o alla sinistra politica, non è credente, agnostico o ateo, ricco o povero, stupido o intelligente, ignorante o istruito… vive in un limbo, il bar appunto, dove ogni credenza, ogni faziosità, ogni morale potrà essere discussa, reinventata, profanata, esaltata, “volgarizzata” per poi essere annullata; potrà credere e sostenere per un momento, o un periodo indeterminatamente lungo, un Qualcosa che l’attimo dopo rimetterà in discussione, rinnegherà, criticherà nel modo più fermo e convinto.
In questa terra di Nessuno, molte generazioni di adolescenti, hanno appreso la vita imparando a cibarsi in modo selettivo delle tante perle di saggezza, miste a blasfemia e ignoranza, offertegli. Un po’ come attingere da una pigna d’uva scartando gli acini guasti,  valutando i potenziali commestibili, gustando i chicchi sani e succulenti.
Non esiste una sola e unica strada che sia percorribile da ciascun uomo: nascere, studiare, lavorare, far famiglia, morire…esiste forse un luogo, un tempo, un modo? Sono invece ben visibili migliaia di insegne-bar a margine di queste strade; locali popolati da laidi o saggi gestori, onesti orecchiuti lavoratori, clienti di ogni ceto e morale , frequentatori temporanei o statici, brutti e solitari uomini, donne affascinanti e misteriose , vecchi pazzi e filosofi o anche bambini accompagnati a prendere un gelato.
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il Lustro
dario.barsotti@hotmail.it
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