04 Mag Nashi
“La propria casa è dove ci si sente amati e liberi di amare”
Il Nahi è un giovane e succoso frutto e questo è evidente e incontestabile come il fatto che sia “figlio” di un albero.
Giovane perché della consistenza soda e fragrante tipica degli adolescenti, verace e istintivo, pronto all’errore che è potenziale del cambiamento. Succoso poiché ricco di umore, ambito dai passeri, nettarino e coriaceo, quasi privo di semi. Volgarmente viene chiamato “pera-mela” perché indefinito tra i due sia nella forma, che nel gusto e colore. Ma il volgo, è cosa nota, oltre a rappresentare l’accezione povera del più nobile Popolo, valuta spesso con leggerezza, necessita di scindere per approcciare i concetti, ridefinisce la storia, giudica per paura o frustrazione o invidia o meschinità.
Ecco allora che un libro di botanica si adopera per alzare un tavolo traballante , le pagine stampate per accendere il fuoco, si schernisce un appassionato lettore e, volgarmente, si nomina “pera-mela” quella che è sempre una pera ( appunto in giapponese Nashi )nata dal pyrus pyrifolia, pyrifera , è coltivata in Oriente da oltre 3000 anni e che, dopo una non-pretesa catalogazione scientifica del 1926, continua a essere effettivamente una pera, la stessa pera della dinastia degli Han.
Trasportato in altre terre, separato dal proprio albero e dal suolo di origine, rimane uno splendido pomo del color della ruggine e dalla buccia mattata di tattili pori.
Attraversa la nebbia densa di smog delle metropoli, i rumori più odiosi delle auto e il frastuono delle chiacchiere ma conserva una sua dignità e il suo profumo d’oriente.
Consapevole dei sentimenti si risveglia Nashi e non dimentica il ramo distante a cui è stato strappato;
Nella luce dell’ambra risplende di pensieri, ricostituisce il suo ciclo rinfrancato dei propri legami e nel profondo dolore adora l’attesa di vivere libero l’Amore.
Carnét de Voyage
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